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Tango Argentino - Forum di Adelante
 
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 IL CORSO E' FINITO, DEDICATO AL NOSTRO ULTIMO TANGO TRISTE

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GOLDEN ANGEL
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MessaggioTitolo: IL CORSO E' FINITO, DEDICATO AL NOSTRO ULTIMO TANGO TRISTE   IL CORSO E' FINITO, DEDICATO AL NOSTRO ULTIMO TANGO TRISTE Icon_minitimeDom Mag 25, 2008 1:03 pm

IL TANGO

"Mi consuma e mi fa sudare
corrugare la fronte, desiderare di abbandonarlo
per desiderarlo ancora come un amante

E' un pericolante pericoloso equilibrio
un abbraccio al limite della caduta
una caduta salvata per un soffio
col cuore in gola

E' avere paura del passo
tuttavia osar con impudenza
è toccarsi

E' lucidare scarpe vecchie e piedi stanchi
intrecci come di animali senza occhi

Occhi, ingannevoli sfere
avanzare solo secondo il sentire
e perdere la vista e le parole e perdersi

Inarrestabile tango
un pò come il cuore
inavvicinabile tango eppure così dentro
un pò come il cuore un pò come chi desiderato
molto desiderato molto desiderato molto desiderato..."

(tratto dal blog "Il mio tango triste")
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MessaggioTitolo: Re: IL CORSO E' FINITO, DEDICATO AL NOSTRO ULTIMO TANGO TRISTE   IL CORSO E' FINITO, DEDICATO AL NOSTRO ULTIMO TANGO TRISTE Icon_minitimeMer Mag 28, 2008 11:15 am

UN TANGO ARGENTINO

E' un tango argentino
un violino tzigano nell'aria
una carezza di memorie lontane

è musica che entra nel sangue
gonfiando le labbra
odore di tabacco tra i denti.

E' un uomo dagli occhi d'argento che porta un cappello
sfiorando lieve la mia vita di neve

è un rosso damasco
una danza selvaggia
è energia che riempie le gambe.

E' uno scialle da zingara
una musica che cresce impetuosa
avvolge e conquista

è un tango argentino
un coltello di sangue e passione
è cuore e castigo
gelosia che consuma vendetta

ed è nero negli occhi
passione poi fuoco
parole d'amore che sfiorano appena

e io mi muovo sicura
le tue mani che mi cingono i fianchi
all'ombra dell'ultima rosa.

(poesia di Tiziana Monari)
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MessaggioTitolo: Ahi che dolor....   IL CORSO E' FINITO, DEDICATO AL NOSTRO ULTIMO TANGO TRISTE Icon_minitimeVen Lug 04, 2008 7:30 pm

Ahi che dolor….

Suona la sveglia e, come sempre, la tentazione è quella di girarmi dall’altra parte. Ma appena provo a fare il più piccolo movimento un dolore lancinante alla spalla destra mi blocca. Ci risiamo, questo tango mi distrugge. E cerco di associare il dolore a una faccia…
Perché ormai ogni dolore ha un nome, quello del tanguero che me lo provoca. C’è quello dall’opposizione decisa e il mio braccio destro lo riconosce a prima botta. E soprattutto se lo ricorda il giorno dopo!!
C’è il mio ballerino preferito: è alto il doppio di me e per ballare con lui sforzo il mio lato sinistro (cercando di non appendermi, se no distruggo lui!). Ma la mia spalla si accolla allegramente questo piccolo inferno pur di fare più di una tanda con lui, prima o poi troverò la postura giusta per colmare questo gap in altezza. Proverò i tacchi 20 magari! Very Happy
E le mie povere ginocchia, messe a dura prova dai traspiè e da qualche varon con cui ballo “molleggiando” più del dovuto. E la schiena, dopo un’estenuante lezione di volei. E i miei piedi? Ne vogliamo parlare? Stamattina, appena fuori dalla doccia li guardavo e mi stupivo: nemmeno un graffio o un lividuzzo, nemmeno uno piccolo piccolo. Come ho fatto negli ultimi giorni a non piantarmi colpi di tacco ad ogni incrocio come faccio spesso e volentieri? E ad evitare pestoni e sacade assassine? Misteri del tango…
Così come è un mistero il motivo per cui ogni sera, anche se sei così disastrata e hai addosso più acciacchi di uno che è finito sotto un tir, ti infili sotto la doccia, ti trucchi e ti imbelletti e parti sparata per la milonga! Misteri del tango…
Un piccolo miracolo grazie al quale appena inizi a ballare ti scordi l’antifiammatorio che ti sta bucando le budella e le pomate che ti spalmi come un’ossessa in cerca di sollievo… ti scordi che fino a due minuti prima quel braccio non potevi usarlo nemmeno per grattarti la testa… ti scordi ogni dolore e ogni acciacco… e vai…
È uno dei tanti misteri che il tango custodisce gelosamente… ci raccoglie piccoli straccetti e ci riporta a casa in piena forma… perché guarisce le nostre anime prima che i nostri corpi…

(Tratto da “Il mio tango-di Stefania Giuffrè)
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MessaggioTitolo: Re: IL CORSO E' FINITO, DEDICATO AL NOSTRO ULTIMO TANGO TRISTE   IL CORSO E' FINITO, DEDICATO AL NOSTRO ULTIMO TANGO TRISTE Icon_minitimeLun Lug 07, 2008 7:10 pm

Le parole che seguono sono di Anibal Troilo, uno dei più amati e popolari musicisti del tango.

"… il Tango non lo si può conoscere: lo si sente o non lo si sente, ma non riuscirei a dire ciò che è tango… Per me il Tango è il suono del mio cuore, della strada dove vivo, dello sguardo di chi ho incontrato ed essendo una musica popolare è fatta di emozioni e di sentimenti e questi non si possono mettere sulla carta. Ho letto che anche Stravinsky la vede così: lui che ha passato la vita a cercare di scrivere tutta la musica che sentiva dentro di sé fino ai più piccoli particolari, alla fine viene fuori a dire che "la musica è fatta di ciò che non si riesce a scrivere". Nel Tango questo lo sanno tutti visto che non è e non sarà mai una musica accademica, la sua essenza è nella vita quotidiana. E ha sempre parlato di cose forti in modo forte, senza vergogna, perché, vedi, il Tango viene da lontano, non parlo del secolo scorso, viene da molto più lontano. Nasce da quelle emozioni primitive che l'umanità, per quello che osservo e sento dire, non ha mai saputo né cancellare, né controllare: l'infelicità, la paura, la tristezza, il senso di mancanza, la nostalgia, la difficoltà di amare, il dolore, ma anche la rabbia, la violenza, il coraggio …"
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MessaggioTitolo: Re: IL CORSO E' FINITO, DEDICATO AL NOSTRO ULTIMO TANGO TRISTE   IL CORSO E' FINITO, DEDICATO AL NOSTRO ULTIMO TANGO TRISTE Icon_minitimeGio Nov 06, 2008 6:12 pm

Io vorrei arrivare a ballarlo così...

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MessaggioTitolo: ADORNOS - Quello che le donne non dicono   IL CORSO E' FINITO, DEDICATO AL NOSTRO ULTIMO TANGO TRISTE Icon_minitimeMer Dic 17, 2008 8:17 pm

ADORNOS - Quello che le donne non dicono

La Questione Adornos (Abbellimenti) non è roba da poco. Diciamolo.
Anche se già il nome - di suo- sembra relegare la questione ad un aspetto secondario, di poco conto, roba di forma tout-cour , mica sostanza. E invece no. Gli adornos fanno la differenza. La differenza tra la seguidora attiva e la seguidora passiva. Tra un ascolto automatico e uno partecipato. Tra la partner di ballo e la mujer. Gli adornos sono soprattutto una faticosa conquista. Sono la cifra della maturità, delle destrezza, della consapevolezza nella parte femminile nel tango. Sono anche la parte visibile e restituita del suo apporto creativo.
Insomma è lì che la donna interviene, è lì che la donna dice, senza dire, il suo tango.

Da giovane (nel senso tanguero) gli abbellimenti mi disturbavano, mi imbarazzavano. Ero troppo concentrata sugli aspetti fondanti, sulla sostanza. E gli adornos mi sembravano inessenziali rispetto alla sostanza. Tipo il prezzemolo che decora una pietanza, se ne può fare a meno. Con questo alibi coprivo la mia storica inadeguatezza. Il mio non sentirmi mai pronta a dire col corpo quello che la mente avrebbe voluto. Furono anni difficili, quelli in cui mi rifiutavo con fiera ostinazione di eseguire persino gli adornos (perlopiù boleos ) marcati dall'uomo. “ Adorno non mi avrai! Non mi farai fare una figura da sgallinata ridicola!”
Poi la musica mi spiegò molte cose. Mi spiegò tutta la mia parte e tutte le possibilità che la riguardavano. Mi mostrò tutte le occasioni in cui avrei potuto dire ed essere. Mi convinse che dovevo passare da lì, non c'era altra strada, andavano affrontati 'sti cavoli di adornos perché, in fondo in fondo, erano come la “Casa di Barbie”: da piccola, fingevo di non volerla (tutte le bambine con barbie la volevano) e in realtà la bramavo intensamente.
Gli adornos sono come un tango nel tango. Un abbraccio nell'abbraccio. All'inizio ti costringono a esternare quell'essenza maldestra che quando sei ignorante e umile pesa di meno, ma quando sei consapevole e orgoglioso brucia di più. All'inizio è soprattutto un dialogo silenzioso con se stesse, come sempre. Duro, senza sconti. Ma si affronta.

La prima cosa da capire è la fisiologia e la psicologia dell'adorno.
L' adorno non deve intralciare il cammino, non deve contrastare il percorso tracciato dalla guida dell'uomo, piuttosto deve seguirlo. Anzi deve crescervi dentro come una possibilità ulteriore, come un rafforzamento del senso del cammino tracciato da chi guida, ma allo stesso tempo come il contrappunto riconoscibile di un'altra identità.
L' adorno non è vanità, anche se lo sembra.
A dire il vero l'uomo (chi guida) - intento a strutturare il percorso - non sempre si accorge di questi interventi quando sono rapidi, furtivi. Impalpabili. Quasi rubati all'attenzione. Come piccole carezze verbali messe lì, nell'inflessione del tono della voce, in mezzo a tante parole dette. Ci sono volte in cui chi guida si gode l'adorno, lo attende come una corrispondenza cercata, come una gratificazione corrisposta.
Accade soprattutto quando chi guida sospende la parola (ma non il dialogo) in una pausa che lascia spazio intenzionalmente alla possibilità dialogante dell' adorno .
Accade quando chi guida - pur concentrato a guardare avanti - si fida e curioso ascolta chi gli sta seduto accanto e gli può mostrare altre cose del paesaggio (cose che lui non vede) della musica, del cammino del tango, altre direzioni da prendere, altre possibilità.
Gli adornos non finiscono mai, perché non si finisce mai d'imparare.

Una volta in una città del Nord finii (piacevolmente) nelle braccia di R. detto "il Tanguero delle Principianti", un gentiluomo garbato specializzato nel far ballare indistintamente tutte le principianti nuove. Una sorta di nave scuola. Destino simile al mio. Ci trovammo alla fine di una serata con la complice solidarietà di categoria, un approdo tra veterani. Il suo tango era scorrevole, preciso, non troppo complesso, ma nemmeno banale. L'abbraccio comodo, piacevole, misurato. Man mano che c'inoltravamo nelle tande il nostro tango aumentava la complessità. Il tango è una conoscenza e richiede tempo, occasioni. A un certo punto gradatamente iniziai a introdurre un po' del mio adornante prezzemolo. Cosa che fu graditissima da R. Non ci era abituato.

“Divertenti quelle cosette che fai coi piedini”
“gli adornos ?”
“si”
“ma perché le ballerine con cui balli non le fanno?”
“no”
“forse perché sono principianti”
“no, ballo con tutte, ma non li fanno”
“forse li fanno e non te ne accorgi”
“no, no, ti dico che non li fanno”
“bè, dovrebbero, a una certà età (tanguera) sono essenziali

Farolit

(post tratto da Blog querido QUI)


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